Cosa sono i “Sea Glasses”?
I “SeaGlasses” sono un progetto per ridare una nuova vita a materiale proveniente dal “Marine Litter” (reti e attrezzi da pesca persi o abbandonati e rifiuti plastici recuperati in mare) e trasformarlo in occhiali da sole con lenti polarizzati che vengono interamente stampati con la tecnologia della stampante 3D.
I rifiuti vengono recuperati dal mare e divisi esclusivamente per colore, triturati in “pellet” e trasformati in filamenti per stampanti 3D senza l’aggiunta di coloranti o di altri additivi chimici creando, a prodotto finito, un oggetto unico per colore e produzione.
Le lenti, il loro montaggio e le rifiniture sono effettuate da un’azienda ottica che si è offerta di essere il nostro partner in questo ambizioso progetto, garantendo quindi un prodotto sicuro per la salute e la protezione degli occhi al 100%.
Ogni occhiale avrà infine il suo certificato di origine che permetterà di sapere quale sia la zona di provenienza della plastica, la quantità utilizzata e il numero progressivo di lavorazione.
Sono un esempio di economia circolare che pone un valore economico al rifiuto trasformando così uno scarto in una risorsa.
A che punto è la produzione?
Abbiamo prodotto una serie di prototipi dei quali stiamo valutando la resistenza all’utilizzo e quindi l’usura ed ovviamente l’aspetto estetico. Il nostro obiettivo è quello di realizzare un occhiale galleggiante che così non si rischia di perderlo in mare.
è un progetto “Green” al 100%?
Noi ci proviamo, anche l’elettricità che viene utilizzata per tutti i processi produttivi è certificata come proveniente da fonti rinnovabili.
Per il packaging stiamo lavorando ad una serie di idee al fine di ridurre il più possibile gli imballi, attualmente è allo studio un progetto per utilizzare direttamente le bottiglie di plastica provenienti dal rifiuto domestico.
Come mai la scelta di produrre occhiali da sole?
Perché è un oggetto di uso comune. Tutti noi abbiamo un occhiale da sole nel cassetto, i “Sea Glasses” vogliono essere portatori di uno stile di vita rispettoso dell’ambiente.
Nel 2050, in termini di peso, ci saranno più bottiglie di plastica che pesci nel mare.
Non è un dato allarmistico, basta indossare maschera e boccaglio per scoprire quanti pezzi di plastica più o meno grandi vi siano intorno a noi.
La raccolta differenziata che sta (finalmente) raggiungendo quantità dignitose nel nostro Paese è una misura però insufficiente, oltre il 90% della plastica prodotta e venduta dalle multinazionali non è mai stata riciclata.
Per questo la vera rivoluzione per salvaguardare il futuro del nostro Pianeta è quella di adottare soluzioni alternative all’utilizzo di tutta la plastica e di chiedere a gran voce alla grande distribuzione di ripensare la maggior parte dei packaging: non possiamo avere, ad esempio, una filiera del “biologico” che venga confezionata con vaschette di plastica.
Durante solo le vacanze di Natale alcune stime parlano di oltre 100mila tonnellate di plastica consumata e gettata prodotta tra lo scarto dei regali e i vari pranzi e cenoni.
Come mai la scelta della stampa in “3D”?
Sostanzialmente per due motivi: il primo perché la stampa “3D” è il futuro. Dalla medicina all’edilizia, dalla mobilità ai piccoli oggetti di uso quotidiano, nei prossimi anni il suo impiego sarà via via esponenziale. Il secondo è perché ci permette di ridurre i passaggi dalla raccolta della plastica alla loro trasformazione e con la stampante “3D” possiamo personalizzare il più possibile il prodotto alle nostre esigenze sia per la forma sia per la piccola produzione.
Non c’è scarto.
La stampante 3D, inoltre, stampa esclusivamente il pezzo finito e questo permette di non avere alcun tipo di scarto che invece c’è in ogni altro tipo di lavorazione. Abitualmente l’occhiale nella produzione tradizionale viene lavorato da una lastrina piena di acetato di cellulosa e questo genera un rifiuto.
Quanto plastica ci vuole per un occhiale?
In termini di peso, i nostri prototipi utilizzano 15 grammi totali di plastica. In misura, sono all’incirca 4 metri e 50 di filamento.
Quanto tempo per produrlo?
Attualmente, siamo a circa un’ora per singolo pezzo, al quale c’è da aggiungere il lavoro di rifinitura ottica che rientra nell’arte artigianale della lavorazione.
Cosa vi serve?
Soprattutto ci servono partner economici per investire nella ricerca necessaria per migliorare il filamento di plastica. È lì il vero “fulcro” del nostro progetto.
Un sogno?
Poter raccogliere la plastica e trasformarla in poche ore da filamento in oggetto finito. In modo di poter dichiarare una filiera a Km 0 del riciclo.
Per rimanere in contatto con il progetto, seguire le evoluzioni e le modalità per partecipare al loro realizzo, vi rimandiamo alla pagina facebook ufficiale: