L’Area Marina Protetta delle Cinque Terre istituita nel dicembre del 1997, ridefinita nei suoi limiti nel 2004, si estende sul tratto di costa compreso tra Punta Mesco e Capo Montenero, su una superficie di ben 4.591 ettari.
Una decisione resasi necessaria vista la ricchezza e la varietà sia pelagica che bentonica riscontrata nei fondali marini che la rendono un micro-ecosistema unico non solo rispetto alle restanti zone della Liguria, ma anche rispetto ad altre località del Mediterraneo.
L’AMP è suddivisa in zone sottoposte a diverso regime di tutela ambientale, due zone di riserva integrale “A”, due zone di riserva generale “B” ed una estesa zona di riserva parziale “C”, ed ha come finalità il compito di tutelare la biodiversità marina e costiera e di valorizzare le caratteristiche naturali, chimiche e fisiche, cercando di tenere conto delle caratteristiche ambientali e della situazione socio-economica ivi presente caratterizzata da un elevato impatto turistico.
Il Parco terrestre e l’AMP realizzano costantemente progetti di studio, monitoraggio e ricerca scientifica congiunti, con la partecipazione di enti pubblici, università ed enti privati, nei settori delle scienze naturali e della tutela ambientale, con l’obiettivo di assicurare la conoscenza sistematica dell’area, ma anche per la promozione di uno sviluppo sostenibile dell’ambiente, con particolare riguardo alla valorizzazione delle attività tradizionali, delle culture locali e del turismo ecocompatibile.
Le due zone di tutela generale (“A”) che rappresentano le aree a maggior pregio naturalistico, sono delimitate da grosse boe gialle di segnalazione e sono situate a Punta Mesco e al Capo di Montenero.
Vincoli particolarmente restrittivi, che andremo a vedere tra poche righe, permettono di tutelare i fondali rocciosi caratterizzati dalla presenza di colonie della gorgonia Paramuricea clavata, nonché di intensificare il recupero delle popolazioni delle varie specie che si sono rarefatte in seguito alla pesca professionale intensiva.
A destra un esemplare di Paramuricea clavata mentre a sinistra particolare che mette in mostra la presenza delle uova di Paramuricea clavata. (foto I. Gonelli).
In questa zona è vietato non solo l’ormeggio e l’ancoraggio ma anche l’accesso dei natanti sia a motore che a vela. Non sono ammesse alcun tipo di attività di pesca e anche la balneazione è caratterizzata da alcuni vincoli: vi si può accedere solo a nuoto con natanti condotti a remi e senza la possibilità di usare alcun tipo di pinne, calzature o guanti. Le immersioni, in apnea o con bombole, sono permesse solo a scopi di ricerca scientifica e solo previo autorizzazione del soggetto gestore attraverso un modulo scaricabile dal sito ufficiale e da inviare mediante posta ordinaria.
Le zone di riserva generale (“B”), anch’esse delimitate da evidenti boe di segnalazione, insistono su due aree che rappresentano una fascia di rispetto della zona A di circa 200 metri di profondità ma che hanno anche il ruolo di proteggere due altrettante aree di notevole interesse, la prima, quella di Punta Mesco, include infatti la prateria di Posidonia Oceanica che è la più importante ed estesa del litorale delle Cinque Terre, mentre la seconda, che circonda il Capo di Montenero, ospita uno dei popolamenti più ricchi ed interessanti di Coralligeno.
Le restrizioni in questa zona sono minori rispetto a quelle della zona “A” e permettono la navigazione anche ai natanti a vela e ai natanti a motore (con velocità inferiore a 5 nodi) previa autorizzazione dell’Ente gestore, l’ormeggio in apposite boe. Sono permesse le immersioni con bombole da parte dei diving center previa autorizzazione dell’Ente gestore, la piccola pesca artigianale da parte di imprese di pesca che hanno sede legale nei comuni ricadenti nell’AMP ed è permessa la pesca sportiva con lenza e canna per i residenti.
Sono invece vietati l’utilizzo di moto d’acqua, acquascooter, e la pesca in apnea.
La zona di riserva parziale (“C”), comprende invece tutta la restante zona che si estende tra i due capi, ponendo sotto osservazione una zona dove si alternano fondi rocciosi e sabbiosi.
In tale zona, sono permesse tutte le attività autorizzate per la zona “A” e la zona “B” a cui si aggiungono la pesca sportiva, con lenza e canna, autorizzata dal soggetto gestore, per i non residenti nei Comuni ricadenti nell’area marina protetta, la pesca sportiva con nasse e palamiti per i residenti nei Comuni ricadenti nell’area marina protetta, la navigazione ad una velocità inferiore a 10 nodi.
Resta vietato l’utilizzo di acquascooter, moto d’acqua e della pesca in apnea.