L’Area Marina Protetta delle Cinque Terre si trova all’interno del Santuario dei Cetacei, una vasta area di tutela istituita dopo un lungo iter dai governi di Francia, Monaco ed Italia attraverso la cooperazione dei relativi ministeri per l’ambiente e la tutela del mare, al fine di garantire la protezione di quello che può essere percepito come un “ecosistema di grandi dimensioni”, un triangolo marino ricco di vita che si estende per 87.500 chilometri quadrati, quasi due volte la Svizzera, la maggior parte dei quali in acque internazionali.
Un ambiente che ospita oltre 8.500 specie marine differenti rappresentando l’area faunistica certamente più ricca dell’intero Mediterraneo, ospitando anche e soprattutto la più vasta concentrazione di mammiferi marini: la balenottera comune (Balaenoptera physalus), il capodoglio (Physeter macrocephalus), il delfino comune (Delphinus delphis), il tursiope (Tursiops truncatus), la stenella striata (Stenella coeruleoalba), il globicefalo (Globicephala melas), il grampo (Grampus griseus) e lo zifio (Ziphius cavirostris).
Ha come limiti geografici Punta Escampobariu (43°20’00”N ; 004°50’30”E) in Francia, Capo Falcone (40°58’00” N ; 008°12’00”E) e Capo Ferro (41°09’18” N ; 009°31’00” E) nella Sardegna Occidentale ed infine Fosso Chiarone (42°21’24” N ; 011°31’00” E) in Toscana.
Già nei primi anni ’80 ci si era accorti di come questa zona fosse intensamente frequentata dai cetacei attratti dall’elevata quantità di cibo ma anche di come questa zona fosse soggetta a forti pressioni in grado di alterarne le caratteristiche: pesca intensiva, inquinamento, urbanizzazione, disturbo legato ad un selvaggio whale-watching, elevati traffici marini, accompagnate da variazioni anche naturali (climatiche, epidemie etc).
L’idea di tutela dell’area nacque dall’istituto Tethys che condusse diversi studi e ricerche e presentando nel 1990 il progetto denominato Pelagos. Nel 1992, con la partecipazione dell’Università di Barcellona e di Greenpeace, stimarono che la popolazione di stenelle durante il periodo estivo fosse di ben 32.800 esemplari e quella delle balenottere comuni di 830.
Si susseguirono poi negli anni incontri bi e tri-laterali con la creazione di una commissione mista che arrivò alla definizione di una “Dichiarazione Congiunta” relativa all’Istituzione di un Santuario Mediterraneo per i Mammiferi Marini che venne sottoscritta dai tre Paesi durante un meeting a Bruxelles nel marzo del 1993.
Questa dichiarazione prevedette l’istituzione del Santuario, la designazione di un’autorità competente a coordinarne la gestione e l’adozione di misure appropriate (tra cui il divieto di catture deliberate e di turbative intenzionali per motivi di ricerca, l’uso di reti pelagiche derivanti, la lotta contro l’inquinamento, la regolamentazione ed eventualmente il divieto di competizioni off-shore, la regolamentazione delle attività di whale-watching e infine l’incoraggiamento di programmi di ricerca e di campagne di sensibilizzazione del grande pubblico) per garantire ai mammiferi marini della regione e ai loro habitat uno stato di conservazione favorevole.
I lavori burocratici e di studio proseguirono culminando infine con la firma ufficiale che ne sancì la trasformazione e la conseguente nascita ufficiale soltanto nell’ottobre del 1999 nell’incontro tenutosi a Roma, tra i ministri italiano, francese e monegasco e con la rettifica dal Governo Italiano con la legge n°391 dell”11 ottobre del 2001, per entrare infine in vigore il 23 febbraio del 2003.